lunedì 18 dicembre 2017

PARMENIDE

PARMENIDE E IL PENSIERO DELL'ESSERE

Parmenide visse a Elea in un ambiente culturale e intellettuale aristocratico. Scrisse un poema in versi intitolato "Sulla natura", di cui ci restano il proemio e vari frammenti delle parti dedicate alla verità e all'opinione. Nella sua opera si riflette l'aspirazione ad una sapienza sacrale e di ascendenza sacertodale. Il messaggio di Parmenide è: l'essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è, e non può essere. Ciò significa che solo l'essere esiste, il non essere non esiste e non può neanche essere pensato. Il termine "essere" per Parmenide è ciò che è comune a tutti gli enti e che esiste nella pienezza assoluta e perfetta, eterna e immobile. Ontologia significa "discorso sull'essere", quindi lo studio sull'essere in quanto essere. Parmenide ha una visione del mondo statica e conservatrice, ostile al cambiamento e alle innovazioni, ma le sue tesi vengono valutate attentamente e sostenute da argomentazioni razionali.
Parmenide parte dal presupposto che il mondo non possa derivare dal nulla, in quanto tutto ciò che deriva dal nulla sarebbe destinato a farvi ritorno. La filosofia ha il compito di dare il senso alle cose, quindi escludere il nulla. I caratteri dell'essere secondo Parmenide sono:
- l'essere è ingenerato e imperituro; l'essere non può nascere in quanto niente può derivare da ciò che non esiste, e l'essere è anche immortale.
- l'essere è eterno, perchè non ha né passato, né futuro;
- l'essere è immutabile e immobile, non può subire trasformazioni;
- l'essere è infinito; secondo Parmenide l'essere è una sfera omogenea e da ogni parte identica a se stessa.
I principi logici introdotti da Parmenide sono:
- il principio di identità; l'essere è ed è identico a se stesso;
- il principio di non contraddizione; l'essere è, dunque non può non essere;
- il principio del terzo escluso; ogni cosa o è o non è, è da escludere una terza posizione.



Zenone e i paradossi logici

 Un fedele discepolo di Parmenide era Zenone di Elea, il quale sosteneva che chiunque si fosse discostato dall'insegnamento di Parmenide sarebbe caduto in una serie di contraddizioni logiche. Le due tesi sostenute da Parmenide erano: l'essere è uno e l'essere è immutabile. Zenone respingeva coloro che affermavano:
- la pluralità dell'essere e delle cose, cioè i pitagorici;
- il movimento, cioè Eraclito.
Il metodo che utilizza Zenone per affermare che si cade nell'assurdo se si ammette che la realtà è mutevole e molteplice consiste nell'ammettere la tesi dell'avversario per poi tornare a quelle opposte del suo maestro.
Uno dei celebri argomenti zenoniani, chiamati paradossi, è quello di "Achille dal piede veloce". Achille è impegnato in una gara con una tartaruga. Nonostante la tartaruga abbia un vantaggio, quando Achille avrà raggiunto il punto di partenza della tartaruga la stessa avrà compiuto un altro breve tratto. Achille dovrà raggiungere questro nuovo breve tratto, ma nel frattempo la tartaruga ne avrà compiuto ancora un altro, e così via, senza che Achille la possa raggiungere.
Questa argomentazione si basa sul presupposto che lo spazio è divisibile in infinite parti, quindi un corpo in movimento non arriverà mai alla sua meta dovendo percorrere infiniti spazi. Aristotele cercò di risolvere questo rompicapo affermando che lo spazio fisico reale è sempre finito, quindi nel caso della gara, Achille raggiungerà la tartaruga perchè lo spazio che li divide è reale e perciò finito.





 

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