Il regista interpreta l'uomo nell'ultima fase della vita. La tranquillità contemplativa del film ha segnato un cambiamento significativo dalle sue opere precedenti, che sono state spesso criticate per eccesso di violenza e misoginia.
Il film è diviso in 5 segmenti (le cinque stagioni del titolo), e ogni segmento descrive una fase differente della vita di un monaco buddista.
In una capanna galleggiante sul lago Juen, un anziano monaco e il bambino suo allievo, affrontano la vita secondo i ritmi della natura e della disciplina buddista.
Attraverso primavera - con lo sbocciare dei fiori e della vita, quando il piccolo allievo impara sulla sua pelle il prezzo della crudeltà dell’innocenza, il rigore della disciplina e la punizione dopo il peccato -, estate – l’allievo, ormai adolescente, conosce l’amore, fisico e spirituale, incarnato da una giovane giunta dal suo maestro per poter essere curata, e la rigidità della dottrina -, autunno – con il ritorno del ragazzo ormai uomo , dopo la fuga e l’omicidio, in una dolorosa, difficile catarsi verso l’espiazione, la maturazione, il superamento della rabbia -, inverno – l’allievo, ormai maturo , da solo, al centro di una natura paralizzata, e la sua strada verso l’illuminazione, il passaggio a maestro – e di nuovo primavera – il ciclo ricomincia, con il vecchio maestro e un nuovo allievo attraversiamo, con i personaggi, la natura e le stagioni, un ciclo che pare destinato a ripetersi all’infinito, dalla nascita alla morte, dall’impulsività alla maturazione.
Commento:
Questo film parla della vita prendendo in prestito alcuni elementi della religione buddista. E' un ritratto di gioia, rabbia, dolore e piacere della vita attraverso le quattro stagioni e attraverso la storia di un monaco che vive in un tempio immerso nella natura. Attraverso i cambiamenti nella vita dell’uomo si scopre il significato della maturità, la crudeltà dell’innocenza, l’ossessione del desiderio, il dolore nelle intenzioni omicide e infine l’emancipazione.
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