domenica 29 gennaio 2017

Insegnante ed allievi

LA COMUNICAZIONE NELL'ATTIVITA' EDUCATIVA:
 La comunicazione educativa è una trasmissione di informazioni tra l'insegnante e l'allievo. Il messaggio deve essere trasmesso in maniera efficace e il dialogo tra i due deve essere basato sulla partecipazione di entrambi che si devono preouccupare l'uno della reazione dell'altro.

RUOLI E FUNZIONI DEL DIALOGO EDUCATIVO:

Due termini importanti nella sociologia sono status e posizione. Lo status è la posizione che una persona occupa nella società e la posizione è il comportamento tenuto dalla stessa. Nella relazione educativa lo status è il rapporto tra insegnante e allievo, quindi un rapporto tra un superiore e un inferiore. L'insegnante però è una guida, o un facilitatore, che deve realizzare un compito collettivo. 

L'INSEGNANTE E IL GRUPPO CLASSE:

Il dialogo tra insegnante e allievo dipende da vari fattori. L'immagine che l'allievo ha elaborato dell'insegnante (severo, accondiscendente, ecc.) incide sul suo comportamento. Un ragazzo però è molto sensibile al giudizio del gruppo classe al punto tale da modificare il suo comportamento in base all'opinione della classe stessa. Lo psicologo Marcel Postic rileva che il gruppo classe è caratterizzato da:
-un gruppo di bambini o adolescenti;
-un solo adulto, l'insegnante;
-presenza obbligatoria con un'unica finalità, istruirsi;
-un ambiente attrezzato, la classe.
I rapporti all'interno del gruppo possono essere influenzati da fattori esterni, come l'ambiente di provenienza di ogni alunno, l'estrazione sociale, ecc., fattori che possono far nascere dei sottogruppil.
Esistono due tipi di gruppo classe, il gruppo che accetta le regole e quello che segue un orientamento basato sul comportamento dei compagni di classe. Oggi si ritiene che l'allievo subisce varie influenze, da una parte vorrebbe svolgere il compito scolastico e dall'altra il gruppo gli impone di trasgredire le regole scolastiche. In questo modo il ragazzo può impegnarsi in modo discontinuo nello studio.
Esistono tre modi di relazionarsi con gli allievi da parte dell'insegnante:
guida dominante, cioè l'insegnante decide tutto senza lasciare spazio all'allievo, in questo modo diminuisce l'autonomia e la spontaneità;
guida antiautoritaria, cioè punta sull'autonomia dell'allievo ma privandolo di punti di riferimento;
guida autorevole, cioè che prende la decisione insieme agli allievi in modo da renderli autonomi e responsabili e rimanendo un loro punto di riferimento.

CONTESTI EDUCATIVI:

L'inizio della scuola per un bambino determina un grande mutamento. La scuola dell'infanzia è la prima forma di distacco dal nido familiare. Il bambino avrà bisogno di sempre più autonomia perchè il gruppo classe diventerà la nuova famiglia in cui svilupperà le sue capacità di socializzazione. Il passaggio dal contesto famiglia a quello scolastico è influenzato dalle caratteristiche della famiglia di provenienza. Un ruolo importante  per la convivenza del gruppo classe lo ha l'insegnante. Ogni alunno si trova in un sovrasistema scolastico che si divide in vari sottosistemi, uno dei quali il gruppo classe, in cui la sua vita è regolata in base ai compiti, i tempi e gli spazi.

LE COMPETENZE DELL'EDUCATORE:

 L' insegnante oltre alle conoscenze della materia che insegna dovrà acquisire delle competenze di carattere psicologico, pedagogico, didattico e sociale con cui potrà capire la personalità e le esigenze degli alunni e predisporre un insegnamento efficace. Anche un insegnante può avere problemi all'interno della scuola e ciò si chiama burn-out, cioè un sovraccarico emotivo che colpisce chi si deve prendere cura degli altri e ad un certo punto non si sente più adeguato o addirittura motivato. All'origine del burn-out ci sono le caratteristiche individuali e in più i carichi di lavoro pesanti, senso di imptenza, ecc.. Il burn-out nasce nell'ambiente di lavoro, però può coinvolgere anche la sfera privata. Per prevenire il burn-out bisogna intervenire sulla persona e anche sul luogo di lavoro.


mercoledì 25 gennaio 2017

La teoria sistemica

LA TEORIA SISTEMICA

La psicologia sistemica analizza la relazione educativa partendo da due presupposti: tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia una totalità nella quale il mutamento  di una parte influenza tutte le altre. Secondo Paul Watzlawich per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il suo contesto. Le indicazioni che la teoria sistemica fornisce all'educatore sono:
  • L'educatore, nel contesto della classe, deve fornire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l'equilibrio precedente.
  • Nel gruppo egli deve individuare le parole-chiave, il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo e individuare gli aspetti aperti al mutamento sia per interno gruppo sia per il singolo alunno.
  • Tiene sotto controllo l'ansia e stimola l'attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito: un'ansia eccessiva, infatti può spingere alla fuga di fronte al compito da affronatre, mentre un livello troppo basso di ansia determina una bassa motivazione. Ogni volta che un problema viene risolto, si crea un nuovo tipo di stabilità dinamica, una nuova organizzazione cognitiva, una diminuzione dell'ansia e un'accresciuta autostima. L'educatore deve essere capace di interagire nel modo opportuno sia con il singolo sia con il gruppo. Inoltre deve controllare il circolo comunicativo affinchè tutti comunichino tra loro.
 

martedì 24 gennaio 2017

La teoria umanista

LA TEORIA UMANISTA

La psicologia umanista riguarda il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno. Carlo Rogers ha elaborato una psicoterapia in cui l'insegnamento può essere flessibile e dove l'unico interesse è l'alunno. Questo secondo Rogers richiede tre atteggiamenti-chiave:
  • autenticità o congruenza 
  • considerazione positiva incondizionata
  •  comprensione empatica
 L'educatore deve porsi dal punto di vista dell'alunno, quindi l'empatia, senza formulare giudizi o imporre cambiamenti di comportamenti, quindi considerazione positiva incondizionata, e questo per indurre l'alunno a conoscere se stesso e a stabilire una continiutà, quindi congruenza, tra le immagini di se e le proprie esperienze.
L'educatore deve fornire gli strumenti per utilizzare consapevolmente le conoscenze e l'alunno dovrà essere in grado di valutare da solo quanto appreso e quindi provare soddisfazioni per i risultati ottenuti. La relazione educativa ha il compito di favorire la metacognizione cioè l'autovaltuzione dei risultati ottenuti. In questo modo il ruolo dell'educatore non è più quello di trasmettere le conoscenze, ma di facilitare l'apprendimento.
 

La teoria psicoanalitica

LA TEORIA PSICOANALITICA

La psicoanalisi è una corrente scientifica fondata da Freud secondo cui molti comportamenti sono originati da dinamiche inconsce. La classe secondo la psicoanalisi è un campo di incontro/scontro di forze inconsce che emergono attraverso esplosioni di collera, successi scolastici...
La psicoanalisi mette in luce i fenomeni di transfert con cui i ragazzi a scuola proiettano sull'insegnante le dinamiche con il rapporto dei genitori. Nella scuola ci possono essere fenomeni di proiezione, cioè quando qualcosa al nostro interno viene avvertito come pericolo e viene proiettanto inconsapevolmente all'esterno. Ogni ragazzo ha un'immagine di se che si costruisce a partire dal rapporto con la madre e di altre figure di riferimento. Con la psicoanalisi l'insegnante può capire non solo gli insegnanti ma anche se stesso. Nel rapporto con gli alunni l'insegnante è spinto a rivivere la propria infanzia,e ciò gli fornisce la chiave per capire meglio gli alunni.

 

La relazione educativa

LA RELAZIONE EDUCATIVA
La relazione educativa è il rapporto che si crea tra docenti e alunni che poi influenza il rapporto tra gli studenti. Non è un'interazione sociale occasionale ma stabile. Inoltre la relazione educativa esercita un'influenza sociale in quanto agli alunni viene chiesto di apprendere conocenze, modificare il proprio comportamento...
Le relazioni sociali sono importanti per la costruzione dell'individuo, una persona acquisisce le proprie specificità all'interno di relazioni. 
Il filosofo e pedagogista Rousseau ha sostenuto che l'educazione deve essere finalizzata a rimuovere i condizionamenti sociali per permettere uno sviluppo e spontaneo del bambino. Secondo Rosseau la società è una realtà degradata che trascina con se gli indvidui corrompendone la natura. Per rigenerare l'uomo è necessario percorrere due strade: la profonda modificazione delle istituzioni e una nuova forma di educazione. Questo secondo aspetto è espresso nell'opera ''Emilio'' di Rosseau. Rosseau immagina un'educazione nella quale il bambino non riceve condizionamenti o stimoli da parte del maestro, ma cresce sperimentando in autonomia. Lui suggerisce un ambiente o la campagna, mentre sconsiglia la città.
 

domenica 22 gennaio 2017

Kurt Lewin

                                       Kurt Lewin

Kurt Zadek Lewin nacque a Mogilno il  9 settembre 1890  e morì a  Newtonville il 12 febbraio 1947. E' stato uno psicologo tedesco, pioniere della psicologia sociale. Fu tra i sostenitori della psicologia della Gestalt, da cui recepì l'idea che la nostra esperienza non è costituita da un insieme di elementi puntiformi che si associano, ma da percezioni strutturate di oggetti o reti di relazioni, e che solo in questo campo di relazioni trovano il loro significato. Fu tra i primi ricercatori a studiare le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni. La famiglia era di origine ebraica, e già allora le condizioni di vita degli ebrei tedeschi non erano semplici. Trasferitosi con la famiglia a Berlino, dove frequentò il Ginnasio, si iscrisse inizialmente a Medicina, salvo poi trasferirsi alla facoltà di Filosofia dell'università di Berlino. 
Nel 1933 Lewin emigrò negli USA . Fu ricercatore e consulente presso numerose istituzioni pubbliche e private. Collaborò poi con l'amica Margaret Mead, assieme alla quale lavorò per conto del Governo degli Stati Uniti a quello che sarebbe poi rimasto come il suo più importante lavoro, quello sul mutamento delle abitudini alimentari delle famiglie.
Kurt Lewin (1890-1947) 

Percezione visiva e schemi gestaltici

LA GESTALT

La Gestalt  ha dimostrato che la percezione visiva svolge un ruolo creativo: non registra i dati della realtà. Max Wertheimer, fondatore della Gestalt, ha individuato i principi del raggruppamento degli oggetti, si tratta di schemi innati. 

-Vicinanza: raggruppiamo oggetti vicini tra loro.










-Somiglianza: raggruppiamo gli oggetti tra loro simili




-Continuità: raggruppiamo gli oggetti che possono essere l'uno come continuazione dell'altro 

-Chiusura: raggruppiamo gli oggetti in modo che formino una figura chiusa 
-Pregnanza: raggruppiamo gli elementi che possono costituire una figura semplice 
-Buona forma: raggruppiamo gli elementi per ottenere la figura più semplice 
-Esperienza passata: raggruppiamo gli elementi associati nella nostra esperienza precedente